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TARGONE BENTIVOLESCO
Artista bolognese, fine del XV sec.
Legno rivestito in pergamena
Prov.: dono della marchesa Laura Rodriguez deì Buoi Bevilacqua
Museo Civico Medievale di Bologna, inv. 401
In quest’imponente targone, da portare verticalmente lungo il corpo, va con ogni probabilità riconosciuto un oggetto da parata, destinato ad un uso limitato alle solenni occasioni del cerimoniale cortese. Preziosamente condotto su fondo d’oro, l’esemplare evoca le magnificenze bentivolesche: alla famiglia signorile cittadina allude espressamente lo stemma che San Giorgio, colto nell’atto di trafiggere il drago, reca sulla spalla sinistra, la notissima “sega” bentivolesca, trinciato dentato d’oro e di rosso. Venne probabilmente realizzato per celebrare il potere familiare dei Bentivoglio in un momento storico preciso e, secondo l’ipotesi critica degli studiosi, potrebbe essere stato commissionato dopo la congiura dei Malvezzi, avvenuta il 27 novembre 1488, e sventata dai Bentivoglio. Nel San Giorgio che trafigge il drago dovrebbero infatti identificarsi gli stessi signori di Bologna, difensori del Bene e vincitori sulle oscure macchinazioni del Male, riconoscibili proprio nelle trame tessute dai Malvezzi. In base a quest’interpretazione simbolica, il targone si presterebbe dunque anche ad esaltare il ruolo politico primario assunto dai Bentivoglio in città.
Datazione: 1450?-1518
Materiale: Legno preparato e pergamena dipinta
Descrizione tratta da:
www.museibologna.it/arteantica/percorsi/53086/luogo/36155...
TARGONE BENTIVOLESCO
Artista bolognese, fine del XV sec.
Legno rivestito in pergamena
Prov.: dono della marchesa Laura Rodriguez deì Buoi Bevilacqua
Museo Civico Medievale di Bologna, inv. 401
In quest’imponente targone, da portare verticalmente lungo il corpo, va con ogni probabilità riconosciuto un oggetto da parata, destinato ad un uso limitato alle solenni occasioni del cerimoniale cortese. Preziosamente condotto su fondo d’oro, l’esemplare evoca le magnificenze bentivolesche: alla famiglia signorile cittadina allude espressamente lo stemma che San Giorgio, colto nell’atto di trafiggere il drago, reca sulla spalla sinistra, la notissima “sega” bentivolesca, trinciato dentato d’oro e di rosso. Venne probabilmente realizzato per celebrare il potere familiare dei Bentivoglio in un momento storico preciso e, secondo l’ipotesi critica degli studiosi, potrebbe essere stato commissionato dopo la congiura dei Malvezzi, avvenuta il 27 novembre 1488, e sventata dai Bentivoglio. Nel San Giorgio che trafigge il drago dovrebbero infatti identificarsi gli stessi signori di Bologna, difensori del Bene e vincitori sulle oscure macchinazioni del Male, riconoscibili proprio nelle trame tessute dai Malvezzi. In base a quest’interpretazione simbolica, il targone si presterebbe dunque anche ad esaltare il ruolo politico primario assunto dai Bentivoglio in città.
Datazione: 1450?-1518
Materiale: Legno preparato e pergamena dipinta
Descrizione tratta da:
www.museibologna.it/arteantica/percorsi/53086/luogo/36155...
Cappella del Bembo - Castello Pallavicino Casali
(Monticelli d'Ongina, PC)
Collegata agli appartamenti nobili da una grande e lunga galleria è la Cappellina di Corte, comunemente detta Cappellina del Bembo, concepita per essere la cappella privata del vescovo Carlo Pallavicino. Autentico gioiello d'arte, racchiude un prezioso ciclo di affreschi del '400, attribuito ai pittori Bonifacio e Benedetto Bembo.
Il ciclo pittorico comprende figure di angeli, profeti e personaggi dell'epoca, alcuni episodi della vita di San Bassiano da Lodi, l'Ultima Cena, S. Giorgio che uccide il drago, la Vergine Maria con i santi Bernardino da Siena e Bernardo da Chiaravalle, la Calvario con la Crocifissine, l'Annunciazione, la Deposizione dalla Croce, i quattro Evangelisti e un ritratto di mons. Carlo Pallavicino.
Tratto da:
www.comune.monticelli.pc.it/sottolivello.asp?idsa=158
Oratorio di Santo Stefano, Lentate sul Seveso (MB); parete Sud.
Nella porzione compresa tra il centro e il lato destro, sono ritratti i membri della famiglia Porro inginocchiati di profilo davanti a Santo Stefano, in atto benedicente. Il primo a comparire è Stefano Porro, committente dell'intero Oratorio, che offre al suo patrono il modellino dello stesso (interessante documento delle forme originarie dell'edificio); dietro di lui la moglie Caterina Figini, quindi i tre figli maschi Antonio, Galeazzo e Giovanni, infine le tre figlie.
Al di sopra della famiglia volteggia un gruppo di angeli che regge corone floreali e melograni (attributo di fertilità), un globo d'oro, una corona e una bacchetta bianca, simboli del potere, di cui si voleva sottolineare la legittima derivazione divina ai Porro.
Una finestra murata separa la "Donazione dell'oratorio" da "San Giorgio in lotta con drago che libera la principessa".
Liberamente tratto da:
L. M. GALLI MICHERO (a cura di), "Guida. L'oratorio di Santo Stefano a Lentate sul Seveso", Silvana Editoriale, Comune di Lentate sul Seveso, 2008, pag. 13
CHIESA DI S. MARIA DEL LAGO (Moscufo, PE)
L’interno della chiesa conserva un capolavoro dell’arte scultorea romanica: il pulpito policromo, decorato a stucco, firmato da NICODEMO e datato 1159. Si tratta di un “gioiello”, realizzato, su commissione dell’abate Rainaldo, dal Maestro che nove anni prima (1150) aveva firmato, insieme a Roberto, lo splendido pulpito di un altro locus mirabilis: S. Maria in Valle Porclaneta a Magliano dei Marsi (Aq). Il pulpito, secondo la definizione dello studioso Gandolfo, «è una complessa macchina decorativa, ricca di contenuti iconici [figurati] e narrativi. [L’esempio di Magliano dei Marsi] inaugura una tipologia che la bottega di stuccatori ripeterà altre volte in Abruzzo [nel pulpito proveniente da San Martino alla Marruccina e in questo di Moscufo], introducendo forme e soluzioni che non troveranno seguito, segno di una loro importazione improvvisa dall’esterno». Sul pulpito campeggiano e risaltano, grazie al colore, Storie del Vecchio Testamento, tra cui Davide che strangola l’orso e Sansone che uccide il leone; la vicenda di Giona, che compare inghiottito dal pesce e rigettato dallo stesso; Storie di Santi, tra cui S. Giorgio che uccide il drago, S. Onofrio in posizione orante; figure allegoriche; animali fantastici; deformi figure umane come telamoni. In dimensioni maggiori, e in rilevo molto più accentuato, sono scolpiti i simboli del Tetramorfo.
Tratto da: www.mirabiliadabruzzo.it
SAINT GEORGE SLAYING THE DRAGON
MNAC, Barcellona (Spain)
Medieval Gothic Art
Precious metals
Circa 1420-1450
54 x 24 x 24 cm
Permanent loan by the Generalitat de Catalunya, 2010
Inventory number:
214513-000
From the chapel of Sant Jordi in the Palau de la Generalitat in Barcelona
Assembly of cast elements and engraved wrought silver sheets, partly fire-gilded and polychromed
Source:
www.museunacional.cat/en/colleccio/saint-george-slaying-d...
Place of origin:
ulm (probably, made)
Date:
ca. 1480-1490 (made)
Artist/Maker:
Unknown
Materials and Techniques:
Hand carved limewood
Museum number:
A.26-1913
Gallery location:
Medieval & Renaissance, Room 50b, The Paul and Jill Ruddock Gallery, case FS, shelf NR PILLAR
This is a figure of St. George in limewood, and carved from one piece of wood. It originally formed part of the central panel of an altarpiece. St George was a saint from the East, but as the result of the crusades he became popular throughout Europe. Having rescued a princess by slaying a dragon, he personified the ideals of chivalry and was often depicted with the tamed or dead beast beside him.
St. George stands on an irregular base wearing elaborate armour. His raised right hand holds a tournament lance and his left hand is clasped around the turned neck of the dragon. It would have been fully painted, but has subsequently been stripped of its colouring with the exception of flesh tone in the face, traces of black colour indicating the pupils, red traces in the mouth, ear, and the wound of the dragon, and green pigments on the base. The head of the lance is missing and the index finger of the right hand is a later replacement. The back of the body has been hollowed out and the reverse of the base is flat.
SOURCE: collections.vam.ac.uk/item/O98443/statue-unknown/