The Flickr Gioiello Image Generatr

About

This page simply reformats the Flickr public Atom feed for purposes of finding inspiration through random exploration. These images are not being copied or stored in any way by this website, nor are any links to them or any metadata about them. All images are © their owners unless otherwise specified.

This site is a busybee project and is supported by the generosity of viewers like you.

stones and reflections by m.clicech

© m.clicech, all rights reserved.

stones and reflections

Lavoro e passione 2 by salvoatutti

© salvoatutti, all rights reserved.

Lavoro e passione 2

La Pelosa, gioiello incontaminato della Sardegna by MOBPHOTO - SARDEGNA

© MOBPHOTO - SARDEGNA, all rights reserved.

La Pelosa, gioiello incontaminato della Sardegna

La Pelosa è una delle spiagge più iconiche della Sardegna, situata vicino a Stintino, all'estremo nord-ovest dell'isola. Famosa per il suo mare dalle sfumature incredibili di turchese e azzurro e per la sabbia finissima e bianchissima, è protetta da una barriera naturale formata dall'Isola Piana e dall'Asinara. Di fronte alla spiaggia sorge la storica Torre della Pelosa, una costruzione seicentesca che veglia sul paesaggio mozzafiato, rendendolo ancora più suggestivo.

Bijou by Aellevì

© Aellevì, all rights reserved.

Bijou

Nissan Silvia by salvoatutti

© salvoatutti, all rights reserved.

Nissan Silvia

Nissan Silvia S14a (200SX) 1996.

Il solitario by Maulamb

© Maulamb, all rights reserved.

Il solitario

Not The Classic ⭐ in Explore 2024/12/18 by frankygoes.com

© frankygoes.com, all rights reserved.

Not The Classic ⭐ in Explore 2024/12/18

Extended description in first comment

All rights reserved © Francesco "frankygoes" Pellone
Follow me on Facebook

Cuore by Aellevì

© Aellevì, all rights reserved.

Cuore

Collana con perle rosate by Aellevì

© Aellevì, all rights reserved.

Collana con perle rosate

DSC_1015 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_1015

ALBRECHT DURER
Adorazione dei Magi
Olio su tavola, 1504
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 n. 1434

DSC_1054 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_1054

GIULIANO BUGIARDINI
Ritratto di donna ("La Monaca")
Olio su tavola, 1510 c.
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 n. 8380

DSC_0995 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0995

MAESTRO DEI RITRATTI BARONCELLI
Pierantonio Bandini Baroncelli
Olio su tavola, 1489 c.
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 n. 1036

DSC_0997 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0997

MAESTRO DEI RITRATTI BARONCELLI
Maria Bonciani
Olio su tavola, 1489 c.
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 n. 8405

DSC_1003 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_1003

HANS MEMLING
Ritratto di uomo
Olio su tavola, 1475 c.
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 n. 1102

DSC_0863 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0863

DSC_0974 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0974

RAFFAELLO SANZIO E MAESTRO DI SERUMIDO
Ritratti di Agnolo e Maddalena Doni (recto); Il Diluvio e Deucalione e Pirra (verso)
Olio su tavola di tiglio, 1504-1507 c.
Gallerie degli Uffizi, inv. 1912 nn. 61, 59

I due dipinti ritraggono rispettivamente, Agnolo Doni (1474-1539), ricco mercante di stoffe ed esponente di spicco dell’alta borghesia fiorentina, e la moglie, l’aristocratica Maddalena Strozzi (1489-1540), sposata il 31 gennaio 1504. In base a quanto testimoniato da Giorgio Vasari (Le Vite, Edizione Giuntina 1568) le opere vennero commissionate a Raffaello dallo stesso Agnolo: “Dimorando adunque in Fiorenza, Agnolo Doni, il quale quanto era assegnato nell’altre cose, tanto spendeva volentieri - ma con più risparmio che poteva - nelle cose di pittura e di scultura, delle quali si dilettava molto, gli [a Raffaello] fece fare il ritratto di sé e della sua donna in quella maniera che si veggiono appresso Giovan Battista suo figliuolo nella casa che detto Agnolo edificò bella e comodissima in Firenze nel corso de’ Tintori, appresso al Canto degl’Alberti”. Sempre Agnolo commissionò a Michelangelo Buonarroti il tondo con la Sacra famiglia comunemente noto, appunto, come Tondo Doni. I due ritratti furono dipinti en pendant e formavano originariamente un dittico tenuto insieme da una “incorniciatura a sportello” che permetteva la visione delle scene raffigurate sui rispettivi versi. Si tratta di due episodi, uno consequenziale all’altro, tratti dalle Metamorfosi di Ovidio: il Diluvio degli Dei, sul verso del ritratto di Agnolo, e la seguente rinascita dell’umanità grazie a Deucalione e Pirra, sul verso di quello di Maddalena. Queste storie dipinte a monocromo spetterebbero ad un collaboratore del giovane Raffaello, la cui identità rimane anonima, ma riferibile al cosiddetto Maestro di Serumido, personalità individuata da Federico Zeri che gli assegnò un gruppo di opere stilisticamente affini. La scelta della pittura monocroma riflette il gusto per i modelli fiamminghi largamente diffuso nella Firenze tra Quattro e Cinquecento, dove gli sportelli dei dittici e dei trittici recano tradizionalmente una decorazione monocroma sul verso. Le due scene si devono interpretare come un’allegoria beneaugurante per la fertilità dei coniugi. Ovidio racconta come gli dei avessero permesso a Deucalione e Pirra, due anziani coniugi senza figli, di salvarsi dal diluvio e di far rinascere l’umanità dopo di esso. Su ordine di Zeus i due gettarono delle pietre dietro la loro schiena, e queste, toccato terra, si mutarono in persone, in uomini quelle scagliate da Deucalione, in donne quelle scagliate da Pirra. Tali riferimenti rafforzano l’ipotesi, avanzata dalla maggior parte della critica, di associare la commissione dei ritratti al matrimonio della giovane coppia. L’esecuzione sarebbe quindi da collocarsi tra il 1504 e il 1506, anno in cui l’arredo della camera nuziale dei Doni era ormai completato ad opera di Francesco del Tasso e Morto da Feltre.

Raffaello eseguì prima il ritratto di Maddalena: analisi radiografiche hanno rivelato un ripensamento nello sfondo del suo ritratto, inizialmente concepito in un interno affacciato sul paesaggio attraverso un’apertura laterale, mentre il ritratto di Agnolo fu direttamente inserito nel paesaggio, in continuità visiva con quello della sposa. Questi due capolavori sono una tappa fondamentale non solo nel percorso di Raffaello, ma anche nella tradizione del ritratto fiorentino che, sviluppando soluzioni formulate in precedenza da Verrocchio nella Dama col mazzolino e da Leonardo nella Gioconda giungono qui ad una nuova naturalezza nella presentazione a mezzo busto. Il rapporto con la Gioconda è così stretto da far pensare che Raffaello abbia potuto studiarla a Firenze almeno alla fine del 1504. Dal modello leonardesco Raffaello si distaccò prediligendo una solida e chiara impostazione spaziale, abbassando l’orizzonte dietro le figure e facendole balzare in avanti in primo piano, secondo modelli desunti dal suo maestro, Pietro Perugino, e dai fiamminghi di fine Quattrocento, come Hans Memling. Il fascino dello sfumato presente nella Gioconda viene dunque sostituito da un’assoluta limpidezza di forme e colori, e da un linguaggio descrittivo che sosta sulla resa dettagliata dei volti, delle stoffe e dei gioielli. Particolarmente significativo è il pendente di Maddalena formato da una montatura in oro a forma di unicorno, da tre pietre preziose (rubino, smeraldo e zaffiro) e da una perla, elementi allusivi alla purezza virginale e alla fedeltà coniugale.

All’epoca di Vasari, I ritratti, erano ancora conservati nella casa di famiglia di corso Tintori, dove vennero visti da Raffaello Borghini (1584) e da Giovanni Cinelli (1667); a partire da questa data le notizie circa le loro vicende si fanno complesse: sicuramente restarono di proprietà della famiglia Doni se nel 1826 il Granduca di Toscana Leopoldo II di Asburgo - Lorena poté comprarli dagli eredi ed arricchire così la quadreria che stava componendo nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Dal 5 giugno 2018 i coniugi Doni sono esposti agli Uffizi accanto al Tondo Doni di Michelangelo, collocati su nuovi supporti che permettono di ammirare le storie sul retro.

Tratto da:
www.uffizi.it/opere/ritratti-doni-raffaello

DSC_0666 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0666

HUGO VAN DER GOES
Adorazione dei pastori con angeli e i santi Tommaso, Antonio abate, Margherita, Maria Maddalena e la famiglia Portinari (recto); Annunciazione (verso)
Olio su tavola, 274 x 652 cm (aperto), 1477-1478 c.
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 nn. 3191, 3192, 3193

Gesù bambino giace a terra circondato da raggi luminosi che lo denotano come Luce del mondo. Intorno stanno in adorazione la madre Maria, il padre putativo Giuseppe, alcuni angeli e i pastori. In secondo piano, inserito nel paesaggio è raffigurato il momento, precedente a questo nella sequenza narrativa, ovvero l’angelo che annuncia la nascita del Salvatore. La continuità dello sfondo paesaggistico annulla la divisione fra figurazione centrale e ante laterali, dove la famiglia committente è rappresentata in preghiera sotto la protezione di quattro santi. A sinistra l’apostolo Tommaso e Sant’Antonio abate presentano il capofamiglia Tommaso Portinari e i suoi figli Antonio e Pigello, mentre a destra le sante Margherita, vittoriosa sul drago che l’aveva inghiottita, e Maria Maddalena, con il vaso di unguenti, proteggono Maria Baroncelli Portinari e la figlia Margherita. La differenza di proporzioni fra santi e committenti rispecchia la gerarchia di importanza. Originario di Firenze, Tommaso Portinari (1428-1501) visse per molti anni a Bruges dove era agente del banco dei Medici, sposando nel 1470 Maria Baroncelli, anch’essa cittadina fiorentina; la famiglia si fa ritrarre con vesti e acconciature che rispecchiano la moda fiamminga dell’epoca. Durante il periodo trascorso nelle Fiandre, Tommaso Portinari commissionò al pittore fiammingo Hugo van der Goes il trittico con l’Adorazione dei Pastori, destinato alla cappella di famiglia nella chiesa di Sant’Egidio nell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze. L’arrivo a Firenze del dipinto, nel 1483, giunto prima a Pisa via mare, fu un vero avvenimento e l’opera apparve straordinariamente innovativa agli occhi dei pittori fiorentini, che ne apprezzarono soprattutto la verosimiglianza raggiunta nella resa degli oggetti, del paesaggio e delle fisionomie. Stupefacente è la natura morta in primo piano al centro, ricca di contenuti simbolici: l’iris bianco e il lilium rosso alludono alla purezza e al sangue di Cristo versato nella Passione, l’aquilegia viola preannuncia il dolore della Vergine, i garofani simboleggiano la Trinità. Quando era chiuso, il trittico mostrava la raffigurazione dell’Annunciazione, dipinta a monocromo sul verso delle ante.

Tratto da:
www.uffizi.it/opere/adorazione-dei-pastori-con-angeli-e-i...

DSC_0973 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0973

RAFFAELLO SANZIO E MAESTRO DI SERUMIDO
Ritratti di Agnolo e Maddalena Doni (recto); Il Diluvio e Deucalione e Pirra (verso)
Olio su tavola di tiglio, 1504-1507 c.
Gallerie degli Uffizi, inv. 1912 nn. 61, 59

I due dipinti ritraggono rispettivamente, Agnolo Doni (1474-1539), ricco mercante di stoffe ed esponente di spicco dell’alta borghesia fiorentina, e la moglie, l’aristocratica Maddalena Strozzi (1489-1540), sposata il 31 gennaio 1504. In base a quanto testimoniato da Giorgio Vasari (Le Vite, Edizione Giuntina 1568) le opere vennero commissionate a Raffaello dallo stesso Agnolo: “Dimorando adunque in Fiorenza, Agnolo Doni, il quale quanto era assegnato nell’altre cose, tanto spendeva volentieri - ma con più risparmio che poteva - nelle cose di pittura e di scultura, delle quali si dilettava molto, gli [a Raffaello] fece fare il ritratto di sé e della sua donna in quella maniera che si veggiono appresso Giovan Battista suo figliuolo nella casa che detto Agnolo edificò bella e comodissima in Firenze nel corso de’ Tintori, appresso al Canto degl’Alberti”. Sempre Agnolo commissionò a Michelangelo Buonarroti il tondo con la Sacra famiglia comunemente noto, appunto, come Tondo Doni. I due ritratti furono dipinti en pendant e formavano originariamente un dittico tenuto insieme da una “incorniciatura a sportello” che permetteva la visione delle scene raffigurate sui rispettivi versi. Si tratta di due episodi, uno consequenziale all’altro, tratti dalle Metamorfosi di Ovidio: il Diluvio degli Dei, sul verso del ritratto di Agnolo, e la seguente rinascita dell’umanità grazie a Deucalione e Pirra, sul verso di quello di Maddalena. Queste storie dipinte a monocromo spetterebbero ad un collaboratore del giovane Raffaello, la cui identità rimane anonima, ma riferibile al cosiddetto Maestro di Serumido, personalità individuata da Federico Zeri che gli assegnò un gruppo di opere stilisticamente affini. La scelta della pittura monocroma riflette il gusto per i modelli fiamminghi largamente diffuso nella Firenze tra Quattro e Cinquecento, dove gli sportelli dei dittici e dei trittici recano tradizionalmente una decorazione monocroma sul verso. Le due scene si devono interpretare come un’allegoria beneaugurante per la fertilità dei coniugi. Ovidio racconta come gli dei avessero permesso a Deucalione e Pirra, due anziani coniugi senza figli, di salvarsi dal diluvio e di far rinascere l’umanità dopo di esso. Su ordine di Zeus i due gettarono delle pietre dietro la loro schiena, e queste, toccato terra, si mutarono in persone, in uomini quelle scagliate da Deucalione, in donne quelle scagliate da Pirra. Tali riferimenti rafforzano l’ipotesi, avanzata dalla maggior parte della critica, di associare la commissione dei ritratti al matrimonio della giovane coppia. L’esecuzione sarebbe quindi da collocarsi tra il 1504 e il 1506, anno in cui l’arredo della camera nuziale dei Doni era ormai completato ad opera di Francesco del Tasso e Morto da Feltre.

Raffaello eseguì prima il ritratto di Maddalena: analisi radiografiche hanno rivelato un ripensamento nello sfondo del suo ritratto, inizialmente concepito in un interno affacciato sul paesaggio attraverso un’apertura laterale, mentre il ritratto di Agnolo fu direttamente inserito nel paesaggio, in continuità visiva con quello della sposa. Questi due capolavori sono una tappa fondamentale non solo nel percorso di Raffaello, ma anche nella tradizione del ritratto fiorentino che, sviluppando soluzioni formulate in precedenza da Verrocchio nella Dama col mazzolino e da Leonardo nella Gioconda giungono qui ad una nuova naturalezza nella presentazione a mezzo busto. Il rapporto con la Gioconda è così stretto da far pensare che Raffaello abbia potuto studiarla a Firenze almeno alla fine del 1504. Dal modello leonardesco Raffaello si distaccò prediligendo una solida e chiara impostazione spaziale, abbassando l’orizzonte dietro le figure e facendole balzare in avanti in primo piano, secondo modelli desunti dal suo maestro, Pietro Perugino, e dai fiamminghi di fine Quattrocento, come Hans Memling. Il fascino dello sfumato presente nella Gioconda viene dunque sostituito da un’assoluta limpidezza di forme e colori, e da un linguaggio descrittivo che sosta sulla resa dettagliata dei volti, delle stoffe e dei gioielli. Particolarmente significativo è il pendente di Maddalena formato da una montatura in oro a forma di unicorno, da tre pietre preziose (rubino, smeraldo e zaffiro) e da una perla, elementi allusivi alla purezza virginale e alla fedeltà coniugale.

All’epoca di Vasari, I ritratti, erano ancora conservati nella casa di famiglia di corso Tintori, dove vennero visti da Raffaello Borghini (1584) e da Giovanni Cinelli (1667); a partire da questa data le notizie circa le loro vicende si fanno complesse: sicuramente restarono di proprietà della famiglia Doni se nel 1826 il Granduca di Toscana Leopoldo II di Asburgo - Lorena poté comprarli dagli eredi ed arricchire così la quadreria che stava componendo nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Dal 5 giugno 2018 i coniugi Doni sono esposti agli Uffizi accanto al Tondo Doni di Michelangelo, collocati su nuovi supporti che permettono di ammirare le storie sul retro.

Tratto da:
www.uffizi.it/opere/ritratti-doni-raffaello

DSC_0989 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0989

DSC_0379 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

DSC_0379