JACOPO CARUCCI detto PONTORMO
Ritratto di Cosimo il Vecchio de' Medici
Olio su tavola, 1519-1520
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 n. 3574
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DOMENICO GHIRLANDAIO
Adorazione dei Magi, 1487
Tempera su tavola; 171,5 cm (diametro)
Gallerie degli Uffizi, inv. 1890 n. 1619
L’omaggio dei re magi al Salvatore venuto al mondo è ambientato in un paesaggio dominato dalle rovine di un edificio antico, entro cui sorge la capanna dove Gesù è nato; si tratta di una scenografia ricorrente nella raffigurazione della Natività e dell’Adorazione del Bambino, che allude alla nascita del Cristianesimo e al crollo della religione pagana. I fregi decorativi del porticato sono ispirati all’arte romana antica, che Domenico Ghirlandaio ebbe modo di ammirare nel corso dei suoi viaggi a Roma, dove fra l’altro lavorò alla decorazione della cappella Sistina nella basilica di San Pietro.
La Vergine e il Bambino costituiscono il fulcro della composizione, davanti ai quali si inginocchiano i magi, riconoscibili per le corone che hanno deposto ai piedi del Salvatore. Un servitore, la cui pelle scura sottintende la provenienza dal lontano oriente dei tre re e del loro numeroso seguito, toglie il diadema dalla testa del più giovane dei magi. La folla si dispone in un grande semicerchio che echeggia la forma circolare della tavola, caratteristica di una tipologia di dipinti realizzati per devozione privata e destinati alle dimore dei ceti più abbienti, spesso in occasione di matrimoni o nascite. Le imponenti dimensioni di quest’opera indicano che dovette trattarsi di una commissione illustre: si tende riconoscervi il ‘tondo’ con l’Adorazione dei Magi descritto in un inventario del 1498 nel Palazzo Tornabuoni a Firenze, nella camera di Lorenzo Tornabuoni (1468-1497). Il tema della Natività e la data MCCCCLXXXVII iscritta sul blocco di marmo raffigurato in primo piano, fanno pensare che il dipinto possa essere stato eseguito in occasione della nascita di Giovanni Tornabuoni, figlio primogenito di Lorenzo Tornabuoni e Giovanna degli Albizi, nato nel 1487. Il ritratto del capofamiglia Lorenzo potrebbe essere riconoscibile nell’uomo dai lunghi capelli neri inginocchiato a destra.
Come nelle pitture murali, anche nella dimensione più contenuta dei dipinti su tavola Ghirlandaio mantiene la capacità di orchestrare scene complesse e affollate, arricchite dai dettagli dei costumi, da numerosi ritratti, da brani naturalistici resi con straordinaria verosimiglianza grazie alla lezione appresa dalla pittura fiamminga. In primo piano, insieme al blocco di marmo iscritto con la data, formano quasi una natura morta il sacco di tela, la borraccia da viandante e la custodia per gli occhiali, tutti oggetti da viaggio.
Tratto da:
www.uffizi.it/opere/adorazione-dei-magi-ghirlandaio
SAN GIULIANO L'OSPITALIERE
La storia di San Giuliano l’Ospitaliere non è certa. Ne parla per primo nella sua Leggenda Aurea, dove viene descritta la vita di molti santi, il Beato Jacopo da Varazze, frate domenicano vissuto nel XIII secolo. In seguito, la leggenda di questo santo è stata soprattutto diffusa dallo scrittore francese Gustave Flaubert (1821-1880) con la novella Saint Julien l’Hospitalier.
Giuliano sarebbe vissuto nel VII secolo in Belgio. È un nobile cavaliere dal carattere impulsivo e vendicativo. Si narra che un giorno, mentre è a caccia, un cervo, prima di morire, gli abbia profetizzato una tragedia: Giuliano avrebbe ucciso i propri genitori. Il cavaliere, sconvolto, scappa via da casa e si trasferisce lontano. Passano gli anni e si sposa con una castellana.
Un giorno Giuliano si allontana da casa e i suoi genitori, che lo cercano da anni, per caso arrivano nella sua nuova dimora. La nuora li accoglie con calore e affetto e offre loro il letto matrimoniale per farli riposare. Giuliano rincasa prima del previsto, nella notte. Si reca in camera da letto e, convinto di aver scoperto la moglie con l’amante, uccide i propri genitori con la spada, come aveva previsto il cervo. Quando si accorge del tragico errore, Giuliano si dispera e, pentito, per espiare la tremenda colpa, decide di dedicare la sua vita alla preghiera e ai bisognosi. La moglie, sentendosi responsabile dell’accaduto, segue il marito.
La coppia lascia lusso e ricchezze e viaggia per l’Europa aiutando il prossimo. Giuliano apre, poi, una locanda in Italia, in riva a un fiume, nei pressi di Macerata (Marche): ospita i viandanti e li traghetta da una sponda all’altra, soprattutto aiuta i bisognosi e i malati. Da questa accoglienza deriva il nome San Giuliano l’Ospitaliere. La leggenda narra che un giorno Giuliano abbia prestato soccorso a un povero malato di lebbra intirizzito dal freddo. L’uomo si rivela un angelo inviato da Gesù per dire a Giuliano che il suo pentimento è stato accolto.
Patrono di Macerata, il santo protegge albergatori, barcaioli, traghettatori, giostrai, osti, addetti alle mense, pellegrini, viaggiatori.
Tratto da:
www.santiebeati.it/dettaglio/36750
ST. JULIAN THE HOSPITALLER
St. Julian the Hospitaller, or "the Poor Man," came from a wealthy, noble family in the early 4th century and is a popular saint in Western Europe.
According to a legend, while Julian was a baby, he was cursed to one-day kill his own parents. His father wanted him killed, but his mother kept him alive. When he was old enough to learn of the curse, he left his family to preserve their safety.
While he was hunting, his mother and father made an unexpected visit to his castle. His wife gave them one of the best rooms. He received a vision from the devil that his wife was in his bed with another man, and he returned home to kill whoever was in his bed. When Julian returned from his hunt and saw the two figures in bed, he assumed it was his wife with a lover. In a jealous rage, Julian killed his mother and father.
Julian was so horrified upon learning the truth that he swore to devote the remainder of his life to good works. He and his wife then undertook a pilgrimage to a distant country where he established a hospital.
The hospital was near a river that was frequently crossed by people prompted to travel by the Holy Crusades. People frequently drowned crossing this river so Julian took responsibility of ferrying travelers across and tending to the sick.
One night, the devil vandalized his house, and blaming it on those he helped, Julian said that he would never house anyone else ever again. God showed up at his door, asking for help, and he denied Him. After recognizing him, he retracted his statement and decided to help all those who needed it once again. /p>
One night, thieves came into their hospital and killed Julian and his wife in the same way Julian had killed his mother and father.
“There were great miracles without end in that place and land,” recounts the legend. “So many that, as it pleased God, their bodies were brought to Brioude (France).”
St. Julian is considered the patron of ferrymen, innkeepers and circus performers.
Tratto da:
www.catholicnewsagency.com/saint/st-julian-the-hospitalle...
LORENZO DI PIETRO, detto IL VECCHIETTA
Madonna col Bambino in trono tra i Santi Biagio, Giovanni Battista, Nicola e Floriano
tempera su tavola, 1460-1462 c.
prov. Spedaletto, Chiesa di San Niccolò
La monumentale pala è coronata in alto dalla lunetta con l’Annunciazione mentre in basso, nella parte inferiore dell’opera, è presente una predella tripartita raffigurante il "Martirio di San Biagio, la Crocifissione, il San Nicola che fa la carità". L’opera è stata dipinta dal Vecchietta poco dopo il 1460 per la vicina chiesa di Spedaletto, fattoria fortificata facente parte delle proprietà dello Spedale S. Maria della Scala di Siena. La grande tavola quadrata tipicamente rinascimentale mostra le figure collocate in una dimensione prospettica ben studiata, esaltate da una cromia delicata e da una luce splendente.
Tratto da:
palazzoborgia.it/museo/