Affresco strappato e applicato su supporto in vetroresina 179x106
Dall'aula capitolare del convento di San Francesco a Siena.
Siena, Museo Diocesano.
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Un giorno Francesco era uscito nella campagna per meditare. Trovandosi a passare vicino alla chiesa di San Damiano, che minacciava rovina, vecchia com’era, spinto dall’impulso dello Spirito Santo, vi entrò per pregare. Pregando inginocchiato davanti all’immagine del Crocifisso, si sentì invadere da una grande consolazione spirituale e, mentre fissava gli occhi pieni di lacrime nella croce del Signore, udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui dalla croce e dirgli per tre volte: «Francesco, va' e ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina!».
All’udire quella voce, Francesco rimane stupito e tutto tremante, perché nella chiesa è solo e, percependo nel cuore la forza del linguaggio divino, si sente rapito fuori dei sensi.
Tornato finalmente in sé, si accinge ad obbedire, si concentra tutto nella missione di riparare la chiesa di mura, benché la parola divina si riferisse principalmente a quella Chiesa, che Cristo acquistò col suo sangue, come lo Spirito Santo gli avrebbe fatto capire e come egli stesso rivelò in seguito ai frati.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura, II,1;
Fonti Francescane 1038-1039.
chiesa di San Donato (Brenda)
Io ti racconterò - del grande inganno:
io ti racconterò come cala la nebbia
sui giovani alberi, sulle vecchie ceppaie.
Io ti racconterò come si spengono le luci
nelle basse case, come - straniero di egizie contrade
- soffia lo zingaro nel sottile zufolo sotto un albero.
Io ti racconterò - della grande menzogna:
io ti racconterò come si stringe il coltello
nella stretta mano, come si arruffino al vento dei secoli
i riccioli - ai giovani, e le barbe ai vecchi.
Mormorio di secoli.
Scalpitio di zoccoli.
Marina Cvetaeva