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CASTELLO DELLA MANTA (Manta, CN)
Gli affreschi della Sala Baronale
Dal vestibolo si accede alla Sala baronale, che faceva parte di un corpo di fabbrica trecentesco e fu fatta affrescare da Valerano, in una data imprecisata tra il 1416 e la fine degli anni Venti del XV secolo, da un maestro pittore, ancora anonimo nonostante i numerosi tentativi di attribuzione, che vi eseguì uno dei più significativi cicli pittorici tardo gotici di carattere “profano”. A grandezza naturale, sulla parete di fronte alle finestre della sala, vi è una sfilata di nove eroi e nove eroine appartenenti alla mitologia classica e alla letteratura biblica, abbigliati con preziose vesti (un tempo con applicazioni in stucco in pastiglia dorata) secondo la moda dell’epoca. I personaggi, che rappresentano per valore e saggezza i primi nove marchesi di Saluzzo e le rispettive consorti, sono: Ettore, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Giosuè, David, Giuda Maccabeo, re Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione, e sono accompagnati da Delfila, Sinope, Ippolita, Semiramide, Etiope, Lampeto, Tamaris, Teuca e Pentesilea.
Sulla parete opposta alla serie di eroi, è raffigurata la “Fontana della Giovinezza”: una processione disordinata e vivace di personaggi di vario rango ed età, che accorrono verso una fontana esagonale rappresentata al centro della parete, dove ognuno di loro si immerge per uscirne giovane e rigenerato nella promessa dell’eternità. Tale scena era un’allegoria assai in voga nel Trecento nei castelli d’oltralpe. Con grande ironia il Maestro della Manta descrive la cavalcata affannosa di imperatori, vescovi, regine per riacquistare la perduta giovinezza; molto interessanti le frasi che pronunciano i vari personaggi, fissate in un proto-fumetto in “dialetto” locale, mentre altre scritte – in francese – sono poste in cartigli sulla parete del ciclo di eroi. Gli affreschi contengono raffigurazioni molto precise di animali e piante. La sala presenta, sulle altre pareti, un monumentale camino e, di fronte, una nicchia con una Crocifissione e ai lati le immagini dei santi Giovanni Battista e Quintino, una rara iconografia.
L’edificio fatto costruire da Michele Antonio presenta vari ambienti tra cui la “Sala delle grottesche” con complesse raffigurazioni simboliche e mitologiche in 12 ovali contornati da cornici in stucco secondo lo stile manierista cinquecentesco. Nota è la raffigurazione del globo terrestre con, incredibile per l’epoca, abbozzate le Americhe e l’Antartide: Una luminosa galleria, che collegava il salone alla camera del Marchese, è affrescata con scene mitologiche e allegoriche.
Tratto da:
archeocarta.org/manta-cn-castello-e-chiesa-di-santa-maria...
Francesco Bianchi Ferrari
Modena, documentato dal 1487 - 1510
Crocefissione con i santi Girolamo e Francesco (Pala delle Tre Croci), datato 1490 - 1495 c.
Olio su tavola , cm 267 x 220
Galleria Estense, Modena (Inv. 442)
La pala proviene dalla chiesa di San Francesco a Mirandola; nel 1818 fu acquistata da Francesco IV d’Austria Este assieme alla cimasa raffigurante il Noli me tangere e la predella assai frammentaria con scene della Passione di Cristo, entrambe attualmente conservate nella Galleria Estense.
Attribuita a Bianchi Ferrari da Adolfo Venturi nel 1888, la tavola è ritenuta l’opera più antica dell’artista, databile alla fine degli anni ottanta del Quattrocento. Il modello di riferimento dell’affollata composizione è senza dubbio la monumentale Crocifissione affrescata fra il 1475 e il 1485 da Ercole de’ Roberti sui muri della distrutta cappella Garganelli in San Pietro a Bologna. Altre caratteristiche formali dell’opera sono invece riconducibili all’ambiente modenese: la rigida e netta definizione dei profili tipica dei maestri di tarsia attivi in città e soprattutto il naturalismo che promana dal san Francesco, dai torsi dei ladroni e dal gruppo delle Marie, che richiama i compianti in terracotta policroma di Guido Mazzoni.
Tratto da:
www.galleriaestense.org/opera/crocefissione-con-i-santi-g...