The Flickr Targone Image Generatr

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208DSC_0215 by Andrea Carloni (Rimini)

© Andrea Carloni (Rimini), all rights reserved.

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GIACOMO JAQUERIO
Salita di Gesù Cristo al monte Calvario, 1410 ca.

Il dipinto, considerato il capolavoro della pittura tardo-gotica piemontese, presenta una scena, molto affollata, con una cortina di figure umane e sopra di esse una selva di lance ed alabarde, a contorno della figura dolente di Gesù Cristo carico della croce strattonato e molestato da personaggi grotteschi e crudeli. Sorprende la grande varietà di tipi umani ritratti: il ricco e il povero, il giovane e il vecchio, il biondo nordico e lo scuro caucasico; stupisce anche la raffinata delineazione dei dettagli, nei costumi, nelle armi, nel legno della croce. Ciò nonostante, l'insieme ha una grande potenza espressiva. Ogni elemento del dipinto aveva lo scopo di suscitare nei fedeli i sentimenti di partecipazione alla sofferenza di Gesù.

Tratto da: it.cathopedia.org/wiki/Cathopedia:Pagina_principale

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CHIESA DI S. MARIA DEL CASTELLO (Manta, CN).

Ciclo di affreschi dedicato alla "Storia della Passione di Cristo", forse databile intorno al 1427 circa, quando la chiesa è stata istituita parrocchiale di Manta (siamo all'interno dell'area in cui è ubicato l'omonimo castello).
L'autore è ignoto, ma a parere di alcuni lo stile risente di chiari influssi della scuola di Jacquerio.

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PARETE SINISTRA
“Risurrezione di Cristo”: dettaglio delle cosiddette "guardie dormienti"

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PARETE SINISTRA
“Risurrezione di Cristo”: dettaglio delle cosiddette "guardie dormienti"

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CAPPELLA DI SANTA CROCE
Ciclo affrescato sulla “Passione di Cristo”.
Opera del 1472, attribuita a Pietro da Saluzzo
Ex Chiesa di San Francesco, Cuneo

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CAPPELLA DI SANTA CROCE
Ciclo affrescato sulla “Passione di Cristo”.
Opera del 1472, attribuita a Pietro da Saluzzo
Ex Chiesa di San Francesco, Cuneo

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CAPPELLA DI SANTA CROCE
Ciclo affrescato sulla “Passione di Cristo”.
Opera del 1472, attribuita a Pietro da Saluzzo
Ex Chiesa di San Francesco, Cuneo

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LORENZO DI NICCOLO' DI MARTINO
Polittico della Incoronazione della Vergine e Santi, 1402
Chiesa di S. Domenico, Cortona (AR), Italia

Si tratta dell'unica opera firmata e documentata di L., dipinto per l'altare maggiore di S. Marco a Firenze e donato da Cosimo e Lorenzo de' Medici alla chiesa di S. Domenico a Cortona nel 1440 per far posto a una nuova pala d'altare del Beato Angelico.

L. si rifece evidentemente alla precedente Incoronazione di S. Felicita; ma il modello spinelliano è vivificato da un talento coloristico che ha fatto accostare L. al Maestro della Madonna Strauss (Maetzke, p. 7). Sebbene sia vero, come notato da Fahy (p. 378), che l'inserimento di un quinto santo in entrambi i pannelli laterali diminuisca il carattere fortemente architettonico del precedente di S. Felicita, anche l'Incoronazione del 1402 rimane un'opera concepita nella tradizione di quella tettonica tipica di Andrea di Cione detto l'Orcagna che solo Lorenzo Monaco avrebbe definitivamente scardinato (Gealt, p. 25). Nel polittico di Cortona tutto appare perfettamente ordinato ed equilibrato: l'artista ha cercato di calibrare la sua composizione in modo tale che nessun elemento dominasse sugli altri.

Tratto da:
www.treccani.it/enciclopedia/lorenzo-di-niccolo_(Dizionario-Biografico)/

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LORENZO DI NICCOLO' DI MARTINO
Polyptych of The Coronation of the Virgin with Saints, 1402
Church of San Domenico, Cortona (AR), Italy

One of the best known and best preserved Florentine polyptychs is Lorenzo di Niccolò's 'Coronation of the Virgin' in San Domenico in Cortona. As the inscription on its base asserts, it was donated by Cosimo and Lorenzo de' Medici in 1440, but it has long been known that it was originally commissioned by the Silvestrines of San Marco in Florence in 1402 to serve as their high-altarpiece. After the expulsion of the Silvestrines and their replacement by the Dominican Observants in 1436, the Medici, being the new patrons of San Marco, arranged for its removal to the newly built Observant convent in Cortona. This article discusses the connection between the polyptych's function and its iconography, arguing that the transferal from the high altar of a church belonging to a reformed Benedictine order to that of a Dominican Observant convent had significant consequences which have hitherto been overlooked, mainly because the altarpiece has never been considered as the major example of Silvestrine patronage it actually is. The identities of the monastic saints both in the lateral panels and the pilasters have until now caused confusion, not least because those in the laterals – Saints Dominic, Thomas Aquinas and Peter Martyr –, present some anomalies with regard to physical type and attributes; moreover, although two of the predella panels represent stories from the life of Saint Benedict, this saint is absent from the laterals. These anomalies, as well as the surprising number of Dominican saints in an altarpiece not originally painted for a church of this order, can only be explained by assuming that, in order to adapt the altarpiece to its new setting and audience, the identities of the monastic saints were altered by changing the colour of their habits and some of their attributes. Originally, not only Saint Benedict, but also Saints Bernard of Clairvaux and Silvester Guzzolini were represented. The monastic beati in the pilasters have remained unchanged; they are here for the first time identified as Silvestrines. Both the iconographical adaptations and the transfer of the altarpiece took place shortly after the Dominican take-over of San Marco, between 1436 and 1440. However, these changes must not simply be interpreted as a damnatio memoriae of the Silvestrines: emphatically presented as a religious bequest by the Medici brothers, the altarpiece was given a new lease of life. The Medici act of patronage and the careful and inconspicuous nature of the overpaintings both suggest the involvement of the painter who was active at this time not only for the Medici in San Marco but also for at least two patrons in San Domenico in Cortona: Fra' Angelico.

Source:
www.jstor.org/stable/24435257?seq=1#page_scan_tab_contents

276DSC_0110 by Andrea Carloni (Rimini)

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MAESTRO DI ANGHIARI (?)
Fronte di cassone con scena di battaglia, 1460-1470 c.
tempera su tavola

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MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO (dett.)
Scuola emiliana, 1490-95 c.
Basilica di S. Petronio, Cappella Vaselli
Bologna, Italia

THE MARTYRDOM OF ST. SEBASTIAN (detail)
Scuola emiliana, 1490-95 c.
St. Petronius Cathedral, Vaselli Chapel
Bologna, Italy

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TARGONE BENTIVOLESCO
Artista bolognese, fine del XV sec.
Legno rivestito in pergamena
Prov.: dono della marchesa Laura Rodriguez deì Buoi Bevilacqua
Museo Civico Medievale di Bologna, inv. 401

In quest’imponente targone, da portare verticalmente lungo il corpo, va con ogni probabilità riconosciuto un oggetto da parata, destinato ad un uso limitato alle solenni occasioni del cerimoniale cortese. Preziosamente condotto su fondo d’oro, l’esemplare evoca le magnificenze bentivolesche: alla famiglia signorile cittadina allude espressamente lo stemma che San Giorgio, colto nell’atto di trafiggere il drago, reca sulla spalla sinistra, la notissima “sega” bentivolesca, trinciato dentato d’oro e di rosso. Venne probabilmente realizzato per celebrare il potere familiare dei Bentivoglio in un momento storico preciso e, secondo l’ipotesi critica degli studiosi, potrebbe essere stato commissionato dopo la congiura dei Malvezzi, avvenuta il 27 novembre 1488, e sventata dai Bentivoglio. Nel San Giorgio che trafigge il drago dovrebbero infatti identificarsi gli stessi signori di Bologna, difensori del Bene e vincitori sulle oscure macchinazioni del Male, riconoscibili proprio nelle trame tessute dai Malvezzi. In base a quest’interpretazione simbolica, il targone si presterebbe dunque anche ad esaltare il ruolo politico primario assunto dai Bentivoglio in città.

Datazione: 1450?-1518
Materiale: Legno preparato e pergamena dipinta

Descrizione tratta da:
www.museibologna.it/arteantica/percorsi/53086/luogo/36155...

Birmingham, West Midlands, Barber Institute, bronze relief, Mary mourns the dead Christ, detail by groenling

© groenling, all rights reserved.

Birmingham, West Midlands, Barber Institute, bronze relief, Mary mourns the dead Christ, detail

after Cesare Targone {fl. ~1573-85} ; the original signed work is in the Getty Museum ; see www.getty.edu/art/collection/objects/977/cesare-targone-v...

Birmingham, West Midlands, Barber Institute, bronze relief, Mary mourns the dead Christ, detail by groenling

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Birmingham, West Midlands, Barber Institute, bronze relief, Mary mourns the dead Christ, detail

after Cesare Targone {fl. ~1573-85} ; the original signed work is in the Getty Museum ; see www.getty.edu/art/collection/objects/977/cesare-targone-v...

Birmingham, West Midlands, Barber Institute, bronze relief, Mary mourns the dead Christ by groenling

© groenling, all rights reserved.

Birmingham, West Midlands, Barber Institute, bronze relief, Mary mourns the dead Christ

after Cesare Targone {fl. ~1573-85} ; the original signed work is in the Getty Museum ; see www.getty.edu/art/collection/objects/977/cesare-targone-v...

DSC_0351 by Andrea Carloni (Rimini)

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SALA DI BALIA - Palazzo Pubblico di Siena

Fu realizzata nell'ambito della stessa ristrutturazione degli spazi del piano nobile del Palazzo Pubblico che permise la costruzione della Cappella dei Signori, per ospitare la Magistratura di Balia, un organo chiamato ad eseguire le decisioni assunte dal Concistoro con una certa libertà di azione. Sulle volte il senese Martino Bartolomeo raffigurò tra il 1407-08, Allegorie ed altri personaggi, mentre Spinello Aretino, aiutato dal figlio Parri, negli stessi anni, compì la notevole impresa di dipingere, sulle pareti, le "Storie di Alessandro III".
La decorazione della sala si distingue all'interno del Palazzo, sia per il suo esecutore, in quanto affidata ad un pittore di estrazione e cultura non senese, sia per il soggetto.
La particolarita iconografica che la differenzia dagli altri cicli del Palazzo incentrati su soggetti allegorici o religiosi risiede nel rappresentare un omaggio all'illustre concittadino papa Alessandro III, al secolo Rolando Bandinelli Paparoni, a cui è dedicato.
In questi episodi si descrivono le gesta del pontefice che, ebbe modo di combattere a lungo e con alterne fortune a fianco dei comuni contro l' Imperatore Federico Barbarossa.
I due episodi più noti e concepiti con maggiore spettacolarità, sono i due situati sopra i portali della sala. Il primo raffigura la concitata "Battaglia di Punta San Salvatore", tra le flotte dei veneziani e dei tedeschi, risoltasi a favore degli alleati del Papa. Curiosamente sembrerebbe che questo fatto d' armi celebrato da un analogo dipinto collocato nel Palazzo Ducale di Venezia, non abbia mai avuto luogo e che le questioni tra le due fazioni si siano risolte per transazione diplomatica. L' altro descrive invece "Il ritorno a Roma di Alessandro III".
Oltre a due belle residenze in legno intarsiato, già usate dai Magistrati di Balia, la sala ospita numerose iscrizioni graffite sulle pareti, alcune riferentisi anche ad episodi storici di grande importanza.

Tratto da:
www.comune.siena.it/La-Citta/Cultura/Strutture-Museali/Mu...